Carlo Somaschini - incisore - Santo Stefano, le pietre

incisore



Simboli e santi

Note dell'autore



Santo Stefano, le pietre


 
Santo Stefano era un giovane ebreo greco, (il suo nome significa “coronato”), che aderì alla prima comunità cristiana formatasi a Gerusalemme. Aveva una profonda conoscenza delle Sacre Scritture e divenne anche il primo dei diaconi, scelti dagli Apostoli  perché li aiutassero nel ministero della fede, provvedendo ai bisogni delle persone povere, degli orfani e delle vedove. Nella prima metà del I secolo,  i Cristiani erano solo una delle tante sette che popolavano il mondo ebraico e Stefano ne faceva parte anche come attivo predicatore, che tentava di convertire gli ebrei che arrivavano nella città. Per questo fu arrestato e condotto al giudizio del Sinedrio, la massima istituzione ebraica, dove si difese appassionatamente e non ritrattò le sue convinzioni religiose. Fu condannato a morte nel 35 d.C., trascinato fuori dalle mura della città e lapidato, come stabiliva la Legge Mosaica per i blasfemi. Morente sotto i colpi degli aguzzini, membri della sua stessa comunità d’origine, affida la propria vita a Dio e come Cristo, chiede a Lui di perdonare i suoi carnefici.
Nella tradizionale iconografia Stefano Protomartire, il primo martire della Cristianità , indossa  la dalmatica, la veste liturgica dei diaconi, ma il suo attributo principale sono le pietre della lapidazione, che a volte porta in testa o sulle spalle (Giotto e Crivelli). Nell’incisione lo troviamo esanime nella rigidità della morte, come fosse della stessa sostanza degli strumenti del suo supplizio, quelle pietre che vorrebbero ricordare tutti i Martiri che, dopo di lui, lo seguiranno nell’estremo sacrificio e che costituiranno le pietre su cui sarà costruita la Chiesa. La sua mano ne stringe ancora una, come se anche lui stesso avesse partecipato al proprio martirio e testimonia, nel comtempo, quel perdono che chiese a Dio per i suoi uccisori, poco prima di spirare.